Casi Gruppo Sanititan
Malasanità Neonatale – una giusta conclusione
Oggi vorremmo parlarvi di un importante caso al quale in questi mesi abbiamo lavorato. Siamo nel giugno 2020 la nostra Società GRUPPO SANITAN S.r.l. ha chiuso positivamente una vertenza per caso di malasanità neonatale nata a luglio del 2018. La velocità con la quale siamo riusciti ad ottenere questo risultato è il frutto della collaborazione di tutta la struttura con il fondamentale ausilio dei professionisti con i quali si collabora costantemente. Ripercorriamo insieme il caso informandovi che non verranno, ovviamente, esposti i nomi nel rispetto delle normative sulla privacy. Non nascondiamo che il caso in questione ci ha particolarmente colpiti per la sua gravità, nonostante abitualmente riceviamo richiesta da persone che hanno subito danni.
Abbiamo condiviso con i nostri clienti il dolore di una prematura perdita che non sarebbe mai dovuta esserci, poiché la vittima è un infante.
IL CASO DI MALASANITÀ NEONATALE
Siamo nel maggio del 2018 quando una famiglia si rivolge alla nostra Società per un caso purtroppo molto drammatico, la richiesta è relativa al danno procurato per la perdita del loro piccolo, a causa di una infezione contratta nella struttura ospedaliera in cui è avvenuto il parto.
Cogliamo l’occasione per dare qualche dato in più su questo tipo di problematica dal 1 luglio 2017 al 30 giugno 2019, ogni 1000 gravidanze oltre la 28ma settimana di gestazione sono morti in utero o entro 7 giorni di vita 4 bambini in Sicilia, 3,5 in Lombardia e 2,9 in Toscana, a dircelo è un progetto pilota di sorveglianza della mortalità perinatale SPItOSS, coordinato dall’Istituto superiore di sanità (ISS) e finanziato dal Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie (CCM) del ministero della Salute. I dati quindi stimano circa 4 decessi ogni 1000 nati, che ci colloca in linea con Paesi, come la Francia e il Regno Unito, che hanno sistemi socio-sanitari analoghi al nostro.
Quando la famiglia ci ha contattati immediatamente ci siamo impegnati per reperire tutta la storia clinica e ospedaliera del piccolo e per cercare di capire cosa fosse effettivamente successo. Dopo appena 2 mesi la nostra commissione medica ha redatto le perizie ed è giunta alla conclusione che c’era una responsabilità medica della struttura ospedaliera, la quale non aveva correttamente eseguito tutti i protocolli medici previsti. A fronte dei numerosi dati raccolti abbiamo da subito preso contatto con la controparte.
A questo punto, in accordo con la famiglia, nell’agosto dello stesso anno l’avvocato ha notificato la richiesta danni e chiesto l’immediato incontro.
La breve conclusione dell’iter processuale
Ci preme sottolineare come non sia stato necessario arrivare ad un iter processuale in quanto la controparte, visti tutti gli atti prodotti e le perizie redatte, ha chiesto di poter redimere la controversia con una transazione extragiudiziale. Abbiamo deciso con la famiglia di accettare quanto proposto dalla struttura ospedaliera.
Si conclude, quindi, una vertenza in appena 2 anni senza aspettare tutto l’iter giudiziario, risparmiando così alla famiglia un penoso e straziante “ricordo” che si sarebbe protratto per tutto il periodo del giudizio. Molto spesso le vittime temono proprio quest’aspetto nella scelta di intraprendere delle causa legali, quando prendiamo un primo contatto è nostra premura occuparci anche della stabilità emotiva delle vittime, poiché il percorso non deve mai perdere di vista che le vittime hanno diritto a non accumulare sofferenza alla sofferenza.
Oggi il bambino non c’è più, è venuto a mancare a causa di quella malapractice e del non aver rispettato i protocolli previsti, l’indennizzo economico ricevuto dalla famiglia non potrà mai lenire il dolore per la perdita del figlio e neppure assopire fino in fondo quella voglia di giustizia per un gravissimo errore commesso, però infondo l’indennizzo ricevuto è il riconoscimento che un errore è stato commesso e consentirà di dare un segnale forte.
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