Storie di Malasanità
Sottovalutati i dolori: muore di malasanità a 69 anni
2015 – Muore di malasanità un uomo di 69 anni, originario della provincia di Sassari, in Sardegna, recatosi in ospedale con forti dolori all’inguine decede a seguito di un’emorragia dell’aorta addominale. La causa fu un aneurisma, dopo esser stato visitato e dimesso senza una diagnosi. Oggi sono imputati il dottore di famiglia e un chirurgo.
I fatti che hanno segnato l’accaduto
Dopo aver accusato un forte e persistente dolore all’inguine, l’uomo si reca per la prima visita dal medico di famiglia che rilascia un’impegnativa per un controllo urgente all’ospedale Civile di Alghero per sospetta ernia inguinale. Successivamente, dopo essersi recato al pronto soccorso, la seconda tappa è quella del reparto di Chirurgia dal quale arriva il foglio di dimissione «al termine di una visita durata al massimo quattro minuti», secondo il racconto fatto dal figlio di Pino Salis, il pensionato di 69 anni decede per uno shock emorragico determinato da un aneurisma dell’aorta addominale. Una nuova vittima che muore di malasanità in Italia.
Il processo
Per questa tragedia, ormai di sei anni fa, sono finiti a processo il medico di base Antonio Pais e la dottoressa del reparto di Chirurgia dell’ospedale civile di Alghero, Maria Rosa Pinna. Entrambi vengono accusati di omicidio colposo perché, secondo il pubblico ministero Paolo Piras, non avrebbero approfondito dovutamente i sintomi presentati dal paziente i cui familiari si sono costituiti parte civile.
«Ricordo ancora che quando mio padre terminò la visita con la dottoressa Pinna, durata pochissimi minuti, la sentii dire: “Vada, che non ha niente. Lei è un uomo di ferro”». È chiaro che questo commento della dottoressa del reparto di Chirurgia fu un commento del tutto superficiale e sbrigativo che la donna dovette sicuramente revocare nel pomeriggio quando, essendo di turno in reparto, si ritrovò proprio quell’uomo sotto i ferri della sala operatoria nel tentativo disperato, quanto purtroppo inutile, di strapparlo alla morte.
A giudizio, oltre alla chirurga, è finito anche il medico di base Pais che, dopo le prime dimissioni da parte della Pinna, prescrisse al paziente un analgesico. L’uomo, che era in compagnia del figlio, era quindi rientrato a casa. Ma il dolore non passava: «Dopo circa mezz’ora, stavo andando a fare una doccia quando ho sentito le urla di mia madre. Mio padre si stava accasciando, ho chiamato il 118, l’ambulanza ha portato mio padre in ospedale e lì, passò pochissimo tempo prima che i medici uscissero dalla sala operatoria con la notizia nefasta: «Ricordo solo che mi dissero: “Suo padre è morto, era pieno di sangue”».
Per il pm Pais «dopo aver ricevuto il certificato del chirurgo Maria Rosa Pinna non apprezzante ernie inguinali omise di indagare ulteriormente il quadro di dolore intenso per il quale aveva inviato il paziente dal chirurgo né mise in diagnosi differenziale nessun’altra malattia che generava quel tipo di sintomatologia». La Pinna, a sua volta, dopo aver escluso il sospetto diagnostico del medico di medicina generale «non indagò ulteriormente e non indicò alcun dato di spiegazione del quadro clinico».
Non è certamente la prima volta che ci troviamo di fronte ad errori diagnostici ed anche in questo caso la fretta e la poca attenzione hanno portato a gravissime conseguenze.
Analizziamo i Dati
Seppur vero che la maggior parte dei soggetti con aneurisma aortico addominale non presenta sintomi e quindi difficile da diagnosticare, è vero anche che durante una visita medica di routine, il medico può ravvisare un’aumentata pulsatilità addominale, anche se questa pratica può venire compromessa dalla costituzione di pazienti in sovrappeso, o con presenza di un soffio addominale. Oltre a questa procedura, che il medico di famiglia può effettuare in prima battuta, una volta entrati in ospedale è possibile identificare l’aneurisma addominale con un Ecocolordoppler che è un metodo preciso, non invasivo, in grado di misurare il calibro dell’aorta addominale, studiarne le pareti e valutarne i flussi. Attualmente è considerato l’esame di primo livello dalle linee guida internazionali.
In generale la mortalità per rottura dell’aneurisma è molto alta: il 50% dei pazienti muore prima dell’arrivo in ospedale, dei sopravvissuti il 24% muore in ospedale prima dell’intervento ed il 40% muore per complicanze legate all’intervento. In sostanza 8 persone su 10 con rottura di aneurisma dell’aorta addominale muore. Risulta quindi fondamentale e di primaria importanza la capacità e l’intento di diagnosticarlo in tempo da parte di medici e chirurghi: il rischio di morte, in questo caso, è inferiore al 3%. Questo è il motivo per cui questa patologia va diagnosticata precocemente e l’intervento chirurgico va effettuato prima che il rischio di rottura divenga elevato.
Ciò nonostante possiamo con certezza affermare che in Italia si muore di malasanità, si muore di malasanità perché la nostra povera vittima aveva, invece, manifestato dei sintomi, che al momento della diagnosi non sono stati presi in considerazione. Si muore di malasanità per assenza di fondi, per un numero ancora troppo basso di personale sanitario, ma anche semplice disattenzione. Per questo non possiamo esimerci nel dare un supporto concreto alle vittime di malasanità e alle loro famiglie.
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