Storie di Malasanità
Trombosi scambiata per lombalgia: malasanità in Veneto
Un nuovo caso di malasanità in Veneto. L’uomo è stato salvato dalla decisione dei famigliari di trasferirlo dall’ospedale a San Donà di Piave, dove gli era stata diagnosticata la lombosciatalgia, al Ca’ Foncello di Treviso, dove ha poi ricevuto la diagnosi corretta di trombosi e grave blocco renale.
La diagnosi sbagliata
Lo scorso 22 marzo, un uomo di 64 anni, residente a Noventa di Piave in provincia di Venezia, dopo aver passato una decina di giorni con dolori persistenti alla gamba sinistra e alla schiena, nello specifico nella zona lombare, trattati in autonomia con antidolorifici da banco, decide di recarsi all’ospedale, accompagnato dalla moglie.
In seguito alle prime visite di accertamento viene subito dimesso con diagnosi, successivamente riconosciuta come sbagliata, di lombosciatalgia e cure antidolorifiche che risulteranno, già dal giorno successivo, insufficienti al trattamento del dolore e soprattutto inefficaci.
Infatti i dolori invece che diminuire aumentano e si accompagnano a nuovi sintomi come difficoltà respiratoria e ingrossamento della gamba sinistra. Alla luce del peggioramento la moglie chiama il pronto soccorso che a sua volta invia un’ambulanza a prelevare il malato. Seguono altre visite che si concludono però con la stessa diagnosi di lombosciatalgia. Vengono prescritti farmaci più specifici e la prescrizione di farsi visitare, nei giorni successivi, all’ospedale di Portogruaro.
Durante la serata di ritorno dalla seconda visita in pronto soccorso il 64enne continua a sentire i soliti forti dolori e a soffrire per la gamba sempre più gonfia e la difficoltà a respirare, tanto che la famiglia decide di chiamare un’ambulanza privata per far portare l’uomo in un altro ospedale, questa volta al Ca’ Foncello di Treviso.
Nuovo ospedale, nuova diagnosi
In seguito a nuovi e numerosi esami a cui l’uomo viene sottoposto in questo secondo ospedale il medico di turno segnala la presenza di una trombosi accompagnata da un altrettanto pericoloso e grave blocco renale.
A questo punto il ricovero in terapia intensiva è immediato, reparto in cui le sue condizioni vengono stabilizzate e messe sotto stretto controllo.
L’uomo è salvo anche se ricoverato sotto stretto controllo medico e consapevole che forse questo ricovero poteva essere evitato con una diagnosi corretta, infatti la famiglia, di fronte a questa situazione ha deciso di rivolgersi ad un avvocato per tutelare le regioni del malato e appurare il caso di malasanità.
Errori ed eventi avversi in Pronto Soccorso
Secondo uno studio del 2008 sulla gestione del rischio clinico una grande proporzione di eventi (dal 70 all’82%) è stata giudicata evitabile. La maggior parte degli errori riguarda la diagnosi e produce, secondo gli studi presi in esame, spesso gravi conseguenze in termini di invalidità permanente o di decessi. Gli Autori ritengono che le cause più frequenti siano riconducibili a una inadeguata formazione e carente addestramento del personale, all’alto volume di attività e all’urgenza delle prestazioni che portano a un limitato tempo da dedicare al singolo paziente. Nel CIMS (Critical Incident Monitoring in Emergency Medicine Study)5 relativo ai dati di sei ED australiani, il 78% degli incidenti riportati è stato giudicato attribuibile a fattori di “sistema”, con una variabilità dal 54%, per gli errori nella gestione dei farmaci, al 96% per gli errori da mancata ammissione. Quasi tutti (96,6%) sono stati considerati prevenibili. Quattro sono stati i fattori di sistema associati agli incidenti: uno staff di medici e infermieri giovani e/o molto giovani, turni notturni o di fine settimana non coperti da personale esperto, eccessivo carico di lavoro e la carenza relativa di personale con anzianità di servizio ed esperto. Indubbiamente le caratteristiche operative tipiche del Pronto Soccorso rendono questa unità operativa particolarmente a rischio per errori ed eventi avversi. Spesso il medico del PS non conosce il paziente e, diversamente dal medico di famiglia o dal medico del reparto di ricovero, non ha a disposizione sufficienti informazioni, mentre il tempo a disposizione per una valutazione è breve e il contesto impone di pensare e agire velocemente. Il livello di attività è in genere elevato, le problematiche sono sempre molteplici e variabili mentre i relativi trattamenti sono molto brevi e concentrati nel tempo. La densità decisionale (numero di decisioni da prendere in un turno di lavoro) è elevata ed è proporzionalmente elevato il carico di informazioni da elaborare; le decisioni, infatti, richiedono la corretta interpretazione di tutta una serie di reperti, non sempre tempestivi e affidabili, derivanti da esami di laboratorio, radiologici, ECG grafici ecc. e alla elaborazione di questi in base al quadro clinico del singolo paziente. Sintomi comuni come astenia, vertigini, cefalea, dolore toracico e dolore addominale comportano ampie diagnosi differenziali determinando un elevato grado di incertezza diagnostica. La combinazione di un’alta densità decisionale ed elevata incertezza diagnostica conduce a una considerevole prevalenza di errori cognitivi.
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