Storie di Malasanità
Embolia polmonare non diagnosticasta: morta di malasanità
Morta di Malasanità – La paziente Laura Gulino, 37enne, si era rivolta alle cure di diversi ospedali già nel giugno del 2020 perché avvertiva dei malesseri che si scopriranno poi essere sintomi di una embolia polmonare non diagnosticata.
Morta di Malasanità – Un ricovero inefficace
Il 2 luglio viene trasferita all’istituto “Maugeri” di Ribera, in provincia di Agrigento e il 25 luglio manifesta il primo episodio di embolia polmonare ma gli accertamenti vengono effettuati solo tre giorni dopo, quando il quadro clinico precipita e la donna muore.
“Nel periodo tra il 25 e il 28 luglio 2020 – scrive il consulente tecnico – i sanitari che ebbero in cura Laura Gulino non riconobbero un chiarissimo quadro di embolia polmonare massima in paziente ad alto rischio, non sottoponendo mai così la paziente alla corretta terapia trombolitica, di fatto conducendola a morte”.
La Procura di Sciacca ha avanzato la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di tre medici dell’istituto Maugeri di Ribera per l’ipotesi di reato di omicidio colposo in concorso.
“I professionisti non avrebbero valutato in modo corretto gli esiti degli esami a cui la donna era stata sottoposta e non avrebbero disposto gli accertamenti diagnostici necessari per identificare l’embolia polmonare in atto che, dopo tre giorni, non le lasciò scampo – scrivono in una nota -Nel periodo tra il 25 e il 28 luglio 2020 – scrive il consulente tecnico – i sanitari che ebbero in cura Laura Gulino non riconobbero un chiarissimo quadro di embolia polmonare massima in paziente ad alto rischio, non sottoponendo mai così la paziente alla corretta terapia trombolitica, di fatto conducendola a morte”.
In pratica la donna manifestò i primi segni di embolia polmonare ma gli accertamenti vennero effettuati solo tre giorni dopo quando poi la situazione precipitò.
Pazienti ad alto rischio e loro gestione
Si considerano ad alto rischio CV i pazienti con almeno una delle seguenti caratteristiche:
1) presenza di malattia CV manifesta;
2) danno renale (grave insufficienza renale e/o micro/macroalbuminuria adeguatamente accertate e riconfermate);
3) diabete mellito di tipo 2;
4) ipertensione arteriosa con diagnosi ECGrafica d’ipertrofia ventricolare sinistra;
5) rischio stimato con algoritmo Progetto Cuore ≥ 20% a dieci anni.
Inoltre sono ad alto rischio CV anche i soggetti che presentano anche un solo fattore di rischio estremamente elevato
In questi casi l’intervento prioritario è rappresentato dalla correzione del fattore di rischio in questione.
I fattori di rischio cardiaco aumentano notevolmente il rischio operatorio.
Fattori indipendenti predittivi di rischio cardiaco:
- Anamnesi di una coronaropatia
- Anamnesi di scompenso cardiaco
- Anamnesi di patologie cerebrovascolari
- Diabete che richiede il trattamento con insulina
- Creatinina sierica (2,0 mg/dL)
Una procedura chirurgica ad alto rischio (p. es., chirurgia vascolare, procedura intratoracica aperta o intraperitoneale) predice indipendentemente anche un elevato rischio peri-operatorio cardiaco.
I pazienti con sintomi cardiaci attivi (p. es., di insufficienza cardiaca o angina instabile) hanno un rischio peri-operatorio particolarmente elevato. I pazienti con angina instabile hanno un rischio del 28% circa di infarto del miocardio peri-operatorio. Nei pazienti con angina stabile, il rischio è proporzionale al loro grado di tolleranza allo sforzo. I pazienti con sintomi cardiaci attivi richiedono quindi una valutazione accurata. Per esempio, la causa di insufficienza cardiaca deve essere determinata in modo che il monitoraggio cardiaco peri-operatorio e il trattamento possano essere ottimizzati prima dell’intervento chirurgico. Altri test cardiaci, quali l’ ecocardiografia sotto stress o anche l’ angiografia, devono essere considerati se vi è evidenza di ischemia cardiaca reversibile alla valutazione preoperatoria.
La gestione preoperatoria deve mirare a controllare le patologie attive (p. es., insufficienza cardiaca, diabete) che utilizzano trattamenti standard. A volte il rischio cardiaco è superiore ai benefici della chirurgia. In questi casi, una procedura meno invasiva può fornire o fungere da ponte verso il trattamento definitivo (p. es., la colecistostomia per la colecistite) e ridurre la morbilità e la mortalità.
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