Storie di Malasanità
Bambina di 4 anni muore: così una diagnosi sbagliata ha spezzato una famiglia
Nell’ottobre del 2020, una piccola bimba di soli quattro anni ha perso la vita a causa di una diagnosi sbagliata, un evento che ha colpito in modo devastante la vita di una famiglia a Bologna.
La diagnosi sbagliata
Era la mattina del 19 Ottobre 2020 quando la bimba di soli 4 anni inizia a sentirsi male mentre si trovava all’asilo. La madre viene immediatamente avvertita e decide di portarla di corsa all’ospedale Sant’Orsola, visto che solo 6 mesi prima la bambina era stata sottoposta a un intervento all’addome.
Dopo una veloce visita medica la dottoressa presentò la diagnosi di gastroenterite, che venne confermata da un radiologo e la bambina viene così dimessa.
Tuttavia, il dolore della piccola non accennava a diminuire e il giorno successivo la famiglia fu costretta a riportarla in ospedale, ma il destino aveva già scritto la sua triste sentenza e la bambina spirò nella notte tra il 20 e il 21 ottobre. Quella che inizialmente era stata definita una “semplice gastroenterite” si rivelò essere un’occlusione intestinale, una condizione ben più grave e pericolosa.
Un errore cruciale
Nonostante i segni evidenti di un problema più grave, la diagnosi iniziale di gastroenterite rimase invariata fino alla fine, e la piccola subì inutilmente un’agonia.
La piccola venne erroneamente trattata per una semplice gastroenterite, quando in realtà aveva un problema ben più grave che sfuggì in modo tragico alla comprensione del personale medico.
Una battaglia legale e morale
Quattro professionisti, tra cui un pediatra, un radiologo e un chirurgo, furono condannati in primo grado per omicidio colposo in seguito a questa drammatica vicenda. La loro negligenza portò a conseguenze devastanti per una giovane vita innocente.
Sembra che nessuno dei medici abbia nemmeno considerato l’ipotesi di un’occlusione intestinale, nonostante le insistenze della madre:
“Il radiologo le ha fatto due lastre, una il 19 e l’altra il 20. Non voleva neppure farla, litigava con il pediatra al telefono. Io continuavo a dire loro che non poteva essere gastroenterite ma nessuno mi ha ascoltata.”
Il Policlinico si dichiarò sotto shock per quanto accaduto, ammettendo di non avere ancora compreso appieno le dinamiche che portarono alla tragica morte della bambina. La Procura chiuse le indagini, notificando ai quattro medici indagati l’avviso di fine indagine, che solitamente precede la richiesta di rinvio a giudizio. Secondo il PM “i medici avevano la possibilità di diagnosticare l’occlusione ed evitare quanto successo.”
La lotta Continua
Ma la madre Barbara è ancora intrappolata in un incubo senza fine. Un anno dopo da alla luce un altro figlio e l’ospedale Sant’Orsola ha sfruttato questa gioia per chiedere una riduzione del risarcimento, affermando che la madre sta bene e che quindi il risarcimento dovrebbe essere limitato.
Barbara è profondamente ferita “Nessuno deve permettersi di giudicare né misurare il dolore di una madre che ha perso un figlio. Io e mia figlia eravamo una cosa sola, eravamo molto unite. A volte mi sembrava la mia migliore amica, e ora sono una persona completamente amputata.”
Mentre Barbara cerca di elaborare il proprio dolore e il trauma che ha subito, l’ospedale rimane in silenzio di fronte alle accuse e alle critiche.
La madre chiede giustizia
La madre dichiara “Voglio che quello che è successo a mia figlia non accada a nessun altro”
“Dopo tutto quello che ho dovuto sentire durante l’inchiesta, dopo tutte le bugie, su quella giornata in cui io e mia figlia siamo state abbandonate a noi stesse nel reparto di osservazione breve intensiva del pronto soccorso pediatrico del Sant’Orsola, con la mia bambina che stava malissimo, adesso mi è arrivata addosso anche questa cosa”. La sua battaglia per la giustizia continua, nella speranza che nessun’altra famiglia debba mai attraversare ciò che la sua ha subito.
Questa tragica vicenda solleva importanti questioni sull’importanza di una diagnosi medica accurata, sulla responsabilità dei professionisti medici nel garantire la sicurezza dei pazienti e sulla necessità di migliorare il sistema sanitario per evitare simili tragedie in futuro.
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