Storie di Malasanità
Danni cerebrali a neonata: condannata Asl per malasanità
La storia di malasanità di oggi è qualcosa che non avremmo mai voluto sentire, si tratta di una condanna per danni celebrali a una neonata a carico dell’Asl.
Novembre 2005: una donna incinta alla 37esima settimana sarebbe giunta presso il nosocomio di Casarano (Lecce) con il rischio di un parto prematuro. Tuttavia, si sarebbe verificato un ritardo nell’esecuzione dell’intervento chirurgico di taglio cesareo e la non tempestiva diagnosi di ipossia fetale da insufficienza placentare: i due eventi medici avrebbero determinato i danni sulla minore.
Il risarcimento per malasanità
Ora, a distanza di oltre 15 anni dalla vicenda, la famiglia del Basso Salento ha ottenuto giustizia, a seguito di una sentenza del tribunale civile secondo il quale si ritiene necessario da parte della Asl un maxi risarcimento in favore dei genitori e della piccola ora invalida della cifra di oltre 2 milioni di euro (compresi interessi e rivalutazione), oltre al pagamento delle spese legali.
Il medico che all’epoca dei fatti fu responsabile della presa i carico della paziente e della piccola nascitura, costituitosi in giudizio, ha confermato di essere il medico di guardia al momento dei fatti e di essersi comportato conformemente alle regole mediche.
Gli errori medici commessi in sala parto:l’importanza dei tempi corretti
La gravidanza e il parto sono processi fisiologici, previsti dalla natura, che nella maggior parte dei casi non richiedono particolari interventi di tipo medico, se non un attento monitoraggio delle condizioni materne e fetali. Fin troppo spesso si assiste a una eccessiva medicalizzazione.
Esistono però alcune situazioni particolari in cui l’intervento del Ginecologo e del suo staff devono essere tempestivi e risolutivi, soprattutto durante il travaglio e il parto.
Il travaglio è un evento traumatico per il feto, che deve adattarsi al bacino materno per poter essere espulso correttamente.
Fisiologicamente in una donna alla prima gravidanza, il travaglio di parto può durare dalle 12 alle 24 ore. Durante questo periodo, è necessario monitorare le contrazioni materne e il battito cardiaco fetale attraverso la cardiotocografia (CTG), un esame ideale, poiché ha un’ottima specificità (presenta pochi falsi negativi, ovvero è difficile che attesti che il feto stia bene e invece non sia così), ma presenta una bassa sensibilità (ha un numero alto di falsi positivi, ovvero è possibile che possa segnalare sofferenze fetali non realmente in atto) ed è per questo che l’ uso di questa metodica ha di fatto aumentato l’incidenza dei parti operativi e dei tagli cesarei, permettendo allo stesso tempo, se ben interpretato di intervenire tempestivamente in caso di sofferenza fetale.
Gli errori che possono verificarsi in sala parto, purtroppo possono avere conseguenze a lungo termine sul nascituro, i più comuni sono:
- ritardo nell’espletamento del parto in un feto sofferente con gravi conseguenze:
- ischemia, encefalopatia ipossico-ischemica, sindrome da aspirazione di meconio
- paralisi cerebrale
- distocia di spalla
- fratture neonatali
- lesioni causate da forcipe o ventosa
- infezioni
- ematoma cerebrale ed emorragie
Nel caso in cui, durante un travaglio di parto, il personale sanitario che assiste la donna rilevi gravi alterazioni del tracciato cardiotocografico, verrà posta indicazione ad eseguire un taglio cesareo d’urgenza/emergenza.
Diventa quindi di fondamentale importanza stabilire quali siano i tempi corretti per l’espletamento del taglio cesareo, dalla formulazione dell’indicazione alla sua esecuzione, facendo riferimento alle indicazioni derivanti dalle Società Scientifiche Nazionali e Internazionali, tra le quali citiamo l’American College of Obstetricians and Gynecologists (ACOG). E’ stato definito ottimale un accesso al taglio cesareo entro 30 minuti dal momento in cui viene posta tale indicazione. Considerato comunque adeguato anche un limite di tempo di 45 minuti.
Il mancato rispetto di tali tempistiche rappresenta incongruità e configura un errore medico ovvero di organizzazione della Struttura Ospedaliera. Non raramente, infatti, il ritardo di esecuzione di un taglio cesareo non deriva dalla responsabilità diretta del personale sanitario che assiste la donna al momento del parto, bensì da carenze organizzative (mancanza di una sala operatoria disponibile, ritardo nell’attivazione del personale di sala, etc.) della Struttura ove la stessa è ricoverata. Anche in questi casi, ovviamente, un eventuale danno cerebrale del bambino sarà meritevole di essere risarcito.
Sulla base di tutto quanto appena detto riguardo alla genesi della sofferenza ipossica del feto, molteplici sono gli aspetti medico legali da analizzare, analisi che dovrà inevitabilmente essere condotta da professionisti esperti e con l’ausilio di uno specialista in ginecologia e ostetricia. Solo al termine di un’approfondita e seria disamina di tutta la documentazione sanitaria, comprensiva della rilettura di tutti i tracciati cardiotocografici, sarà possibile esprimersi sulla condotta dei sanitari ovvero verificare l’esistenza di errori medici o carenze assistenziali e di un conseguente danno da parto risarcibile.
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