Storie di Malasanità
Denuncia malasanità – Gamba amputata per negligenza
Maggio 2015 ennesimo caso di denuncia per malasanità.
Era maggio del 2015 quando un giovane ragazzo ventiduenne di Torino, a causa di un incidente ai giardini di Mirafiori sud, si procurò una lussazione del ginocchio, un problema all’ordine del giorno nei nostri ospedali, che non faceva certo presagire il peggio. Purtroppo, però, ritardi e omissioni nelle cure avevano portato ad una complicazione della vascolarizzazione che ha poi richiesto l’amputazione della gamba incidentata. In ben 68, tra chirurghi vascolari, anestesisti e ortopedici erano stati indagati in sede penale con l’accusa di lesioni colpose.
Il lungo ricovero in diverse strutture ospedaliere
Il giorno dell’incidente il ragazzo venne ricoverato all’ospedale Cto per poi essere trasferito due giorni dopo alle Molinette, dove fu fatto girare per tre reparti diversi: neurochirurgia, rianimazione e chirurgia vascolare. Tutto per poi tornare, dopo quasi venti giorni, di nuovo al Cto. Passò a letto oltre cento giorni, infatti il 27 luglio la sua gamba venne amputata e rimase ancora ricoverato fino al successivo 23 settembre. Davvero un martirio per il povero paziente, che ha ben presto compreso di essere entrato nel terribile ingranaggio della malasanità.
Per la drammatica vicenda capitata al giovane Patanè, il 3 maggio 2015, a seguito di una banale caduta da un muretto, il pm Francesco La Rosa aveva optato per una scelta estremamente “garantista”, mettendo sotto inchiesta il gotha della Città della Salute. Tra chi aveva ricevuto l’avviso di garanzia c’era Piero Bretto (chirurgo vascolare dell Molinette responsabile dei trapianti di rene), Bruno Battiston (direttore della traumatologia muscolo- scheletrica del Cto e luminare della chirurgia della mano) e Maurizio Berardino (direttore del Dea del Cto), e poi ortopedici, chirurghi vascolari, anestesisti. Tutti accusati di lesioni personali colpose. Il dramma fu che, in sette pagine, il pm spiegasse la decisione di non portare a giudizio nessuno. Questo comunque a seguito di una consulenza tecnica affidata al medico legale dell’università di Pavia Antonio Osculati, che ha comunque rilevato almeno quattro profili di “negligenza”, senza tuttavia raggiungere una prova certa del nesso di causalità tra quanto accaduto al ragazzo e la complicanza che ha portato all’amputazione. Scrive il pm: “La lussazione veniva correttamente accertata al Cto. Invece di effettuare un necessario ‘ecodoppler dei vasì veniva praticata la doccia gessata (primo profilo di colpa accertato). Ricoverato in neurochirurgia, veniva tardivamente visitato, 14 ore dopo il ricovero (secondo elemento di colpa). Nella visita non veniva rimossa l’ingessatura per verificare lo stato della circolazione sanguigna della gamba (terza negligenza). Invece di essere frequentemente monitorato, il 4 maggio, veniva visitato solo una volta (quarta negligenza) con rimozione della gessatura. E solo allora gli veniva misurata la pressione della gamba destra che evidenziava un grave aumento patologico. Si procedeva a fasciotomia d’urgenza e veniva rilevata la necrosi muscolare. Tutto ciò denota certamente notevole ritardo nella gestione di una complicanza gravissima e frequente nel caso della lussazione al ginocchio”. Il 5 maggio veniva trasferito alle Molinette. Da qui “la gestione del caso è stata improntata alla buona pratica clinica”. Se i medici si fossero accorti per tempo della complicanza “probabilmente si sarebbe potuta evitare l’amputazione”. Probabilità però, che non raggiungono la prova necessaria per portare a processo nessuno dei 68 medici indagati.
Il caso penale
A questo punto il paziente e i suoi famigliari hanno voluto fare chiarezza rivolgendosi a dei legali specializzati in malasanità. Il giudice ha affidato una consulenza tecnica ad alcuni esperti di Firenze che “con serenità e indipendenza hanno potuto valutare cosa fosse accaduto. Ci sono state complicazioni della vascolarizzazione, ritardi ma anche probabili carenze organizzative nei reparti”. L’inchiesta della procura aveva visto indagare tutti i 68 medici sia del Cto che delle Molinette che avevano avuto in cura il paziente per poi concludere che a livello penale non c’erano responsabilità.
La svolta arriva adesso, nel 2021, quando finalmente viene riconosciuto un risarcimento alla famiglia e al ragazzo. “Questa sentenza è importantissima perché riconosce alcuni diritti fondamentali sia per lui che per i parenti della giovane vittima, persino al fratellino che aveva solo cinque anni e, come abbiamo dimostrato portando i suoi disegni in cui dipingeva il ragazzo con una gamba sola, ha sofferto moltissimo” spiega ancora l’avvocato “purtroppo non è mai stata cercata una transazione da parte dell’azienda ospedaliera. Il giudice ha compreso nel risarcimento persino i danni relativi alla patente e alle spese sostenute per modificare l’auto, non solo per il presente ma anche per la sua vita futura, calcolando quella spesa moltiplicandola per altre sei volte”.
Anche se nessuno potrà più restituire normalità alla vita della giovane vittima, ottenere un risarcimento può diventare, quantomeno, un importante aiuto per tutte le spese che dovrà fronteggiare a sostegno della sua disabilità.
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