Storie di Malasanità
Ictus non diagnosticato – muore donna dimessa dal Pronto Soccorso
Ictus non diagnosticato, una superficialità che ha portato alla morte di una donna di 48 anni, per errata diagnosi.
Come si sono svolti i fatti il fatidico giorno: l’ictus non diagnosticato al pronto soccorso
Siamo in Calabria, provincia di Cosenza, nell’aprile 2010, Giovanna, una signora di 48 anni, intorno al primo pomeriggio arriva in pronto soccorso accompagnata da un’amica, lamentando forti dolori alla testa. In seguito al processo di accettazione viene sottoposta a visita otorinolaringoiatrica, successivamente a tale visita viene dimessa con diagnosi di sinusopatia, per fare maggiore chiarezza il tutto viene classificato come un semplice caso di sinusite.
Ma, tornata a casa continua a provare forti dolori fino a quando decide, intorno alle ventitré dello stesso giorno, di chiamare il 118 e farsi riportare in ospedale. Qui verrà riammessa in pronto soccorso con un aggravamento del quadro clinico generale, difficoltà di eloquio e sempre forte dolore alla testa.
Solo a mezzanotte e trenta minuti verrà richiesta la tac, effettuata, ben 4 ore dopo, solo alle quattro di mattina. A questo punto il quadro clinico continua a peggiorare e la signora Giovanna viene portata nel reparto di rianimazione, dal quale però non uscirà mai e i medici dovranno constatarne il decesso alle cinque e trenta del mattino.
Si evincono ben due gravi errori: il primo di tipo diagnostico, che ha portato alle dimissioni di una persona in gravi condizioni mediche, la seconda di tipo operativo, non effettuando accertamenti con la necessaria tempestività.
Malasanità condannata definitiva nel 2010
In seguito ai tragici eventi dell’aprile 2010, i parenti più prossimi di Giovanna daranno il via alla lunga odissea del cammino giudiziario, che si concluderà solo undici anni dopo, nello specifico il 12 agosto 2021, quando il Tribunale di Cosenza, in composizione monocratica ha deciso per la condanna del dottore di pronto soccorso, colui il quale ha effettuato il primo accesso della signora in pronto soccorso, che avrebbe condotto una prima indagine anamnestica inadeguata, mancando di disporre i giusti accertamenti che già dal primo accesso della signora nel primo pomeriggio, avrebbero potuto scongiurarne la morte, mentre di fatto l’ictus non diagnosticato, l’ha portata a morte certa.
Non è stato preso, invece, alcun provvedimento rispetto alle tempistiche di intervento non tempestive, seguite la notte successiva. L’ictus non diagnosticato in tempo ha certamente svolto un ruolo cruciale. Si stima che ci vogliano solo 90 minuti per salvare la vita ad una persona affetta da ictus, quindi il tempo è un fattore davvero importante.
Il grande calvario dei familiari
Per arrivare a questa condanna, che di fatto ammette l’ennesimo caso di malasanità, ci sono voluti anni e anni di consulenze tecniche da parte dei periti convocati dall’avvocato che ha assistito i parenti tutti della defunta, la madre Anna – deceduta prima di poter conoscere la verità – il figlio Fabio e i fratelli di Giovanna, Fabio e Massimo. Una famiglia sconvolta, che oltre al danno subìto, ha dovuto protrarre per undici anni le tribolazioni dovute ad una giustizia lenta e troppo spesso improduttiva.
Il giusto supporto alle vittime
Quando accompagniamo le vittime o i loro famigliari nel lungo percorso giudiziario, cerchiamo sempre di affiancargli il giusto supporto per intraprenderlo. Le vittime, infatti, non hanno sempre la forza necessaria per incassare ulteriori colpi, sta al nostro personale dargli il giusto aiuto psicologico e medico. Questo è l’unico modo in cui da sempre cerchiamo di svolgere il nostro lavoro, nell’umano rispetto delle vittime.
Se sei vittima di un possibile caso di malasanità non esitare a contattarci, siamo qui per far valere i tuoi diritti e difenderti davanti a casi di gravi ingiustizie; nel corso di questi anni abbiamo aiutato tantissime famiglie su tutto il territorio italiano
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