Storie di Malasanità
Malasanità: Uomo entra in ospedale per una caduta e muore di polmonite durante il ricovero
Il caso che vede protagonista di un episodio di malasanità Aldo Scione, 64 anni di Ardea, è qualcosa di sconcertante. L’uomo ha infatti subito un calvario iniziato a dicembre fino al suo decesso nel gennaio successivo. Si è, infatti, trovato a girare per ospedali e case di cura conclusosi malauguratamente con la sua morte. I congiunti hanno presentato un esposto in Procura.
Un lungo calvario tra gli ospedali di Anzio e Pomezia, poi la morte. Questa la tragica storia di Aldo Scione, 64enne, deceduto il 21 gennaio dopo un’autentica odissea che ha poi portato i famigliari ad un esposto presso la Procura di Velletri, l’intento è quello di chiedere all’Autorità Giudiziaria di “disporre gli opportuni accertamenti onde verificare eventuali profili di responsabilità penale in capo ai medici che hanno preso in cura Aldo Scione, ovvero le strutture ospedaliere di pertinenza, disponendo, se del caso, l’acquisizione della cartelle cliniche integrali nonché un esame autoptico sulla salma, incaricando all’uopo un perito“.
Il figlio dichiara ai giornali “Ho portato mio padre all’ospedale perché era caduto. Nel giro di un mese e mezzo è morto di polmonite”. Queste dure parole racchiudono in sintesi la denuncia di Nicola Scione.
Cos’è accaduto e perchè si parla di caso di Malasanità?
La vicenda parte il 3 dicembre 2016 con una brutta caduta, a seguito della quale il 64enne lamenta forti dolori alla gamba sinistra e il figlio lo conduce prima, il 4 dicembre, al Pronto Soccorso del nosocomio di Anzio, poi, il 6 dicembre, in quello della Casa di Cura Sant’Anna di Pomezia. In entrambi i casi, però, secondo i sanitari le radiografie sono negative. Quindi non viene constatata nessuna frattura alla gamba.
Ma i dolori continuano incessanti e i familiari si rivolgono a una fisioterapista e poi ad un fisiatra, che notano subito la posizione scorretta del bacino. Così seguirà una nuova chiamata al 118 e questa volta, all’ospedale di Anzio, con le lastre viene effettivamente individuata una frattura del femore sinistro. Siamo in data 21 dicembre.
I medici decidono di intervenire chirurgicamente. La prima operazione, il 23 dicembre, non riesce a causa di un “errore umano” come avrebbe ammesso uno degli ortopedici, e quindi, la vigilia di Natale, il paziente deve tornare in sala operatoria. Questa volta sembra tutto a posto e il 30 dicembre il signor Aldo viene trasferito presso la casa di cura Villa dei Pini, sempre ad Anzio, per la riabilitazione.
Ma è qui che il paziente va incontro a un progressivo deterioramento delle sue condizioni di salute generale. Tali problematiche furono in più occasioni segnalate dai familiari ai sanitari. Solo in data 11 gennaio, l’uomo viene sottoposto ad una Tac toracica che evidenzia una bronchite, trattata con una flebo di fisiologica ed una cura antibiotica per il manifestarsi di un’infezione alla gamba in sede di intervento.
Ma il successivo 15 gennaio, nonostante un iniziale miglioramento, la situazione precipita. L’uomo va in coma diabetico. I parametri vitali si riprendono e dalla casa di cura il 17 gennaio decidono di riportarlo al pronto soccorso di Anzio, dove Scione palesa problemi respiratori sempre più seri.
A seguito di alcune terapie il paziente sembra riprendersi, ma improvvisamente giunge il nuovo e definitivo tracollo, che lo porterà al decesso la 21 gennaio. Qui i familiari saranno richiamati d’urgenza all’ospedale, che faranno appena in tempo ad arrivare in pronto soccorso nel momento della sua morte.
Ma i famigliari dopo un primo shock iniziale hanno da subito l’obiettivo di fare piena luce sull’accaduto accusando le strutture mediche dei ricoveri di gravi negligenze e malasanità e presentano nei giorni successivi un esposto nella speranza di ottenere presto una risposta da parte della magistratura.
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