Storie di Malasanità
Malasanità in Calabria – morto in ospedale per asfissia
Malasanità in Calabria – Nel 2021 morire per mancanza d’aria, all’interno di un ospedale, è sicuramente da considerare malasanità. Non sono certo rari i casi di malasanità segnalati annualmente in regione, certamente sono tanti gli aspetti ancora da chiarire.
La vicenda ha il suo triste epilogo nell’ospedale di Paola, un piccolo comune in provincia di Cosenza, le gravi mancanze in tema di sanità pubblica che troppo spesso caratterizzano le strutture ospedaliere del sud hanno portato, ancora una volta, alla tragica morte di un uomo che si era sentito male apparentemente per il caldo torrido.
Il viaggio tra un ospedale e l’altro
In un primo momento il signor Delle Tasse viene portato a Praia a Mare, nel piccolissimo e non adeguatamente attrezzato ospedale della sua cittadina. Una struttura che viene descritta come “in decadimento” e infatti viene spostato a Cetraro, altro piccolissimo comune. Sarà anche questa, solo una tappa probabilmente perché anche questa struttura sanitaria si rivelerà non adeguata alla cura del paziente, perché il viaggio finirà una volta arrivato all’ospedale di Paola.
A parlare oggi è il fratello, che intende fare giustizia per il defunto. “Il reparto era in condizioni fatiscenti. Ho dovuto richiedere io un po’ di pulizia e mi hanno segnalato un addetto, una OSS che ho dovuto pagare”, dichiara il fratello dell’uomo, Giorgio Delle Tasse che racconta di una situazione che sfida la dignità: poca assistenza e malati lasciati soli.
L’epilogo di questo caso di malasanità in Calabria
Ciò che segue nel racconto del fratello è, invece, una realtà ancora più grave, continua riferendosi ai giorni successivi al ricovero: “Chiedo delle condizioni, ma ottengo spiegazioni vaghe e imprecise. Chiedo anche di spostare mio fratello in un luogo o in una struttura che fosse adeguata e mi viene detto che loro non erano competenti a questo”. I giorni continuano a passare fino a che arriva la chiamata dell’ospedale. Il fratello è morto.
“Mi viene detto che è stato chiamato un rianimatore che ha fatto tutto il possibile, ma quello che vedo mi fa pensare altro”. Il dubbio che viene ai famigliari è quello che il paziente abbia suonato il campanello di emergenza senza ricevere assistenza fino alla sopraggiunta morte e per questo verrà aperta un’inchiesta nei confronti del reparto di medicina nel quale l’uomo era ricoverato.
Saranno a questo punto gli inquirenti a dimostrare se quanto evinto dai famigliari sono corrette supposizioni, a noi resta la certezza che ancora una volta troviamo un paziente a cui non è stata data adeguata assistenza, per mancanze strutturali o inadeguata preparazione da parte di chi doveva assisterlo.
La protesta arriva a Roma
Solo lo scorso 16 Aprile 2021 abbiamo assistito ad una protesta da parte del Comitato per la Salute Pubblica. «Non c’è più tempo. In Calabria si muore per malasanità davanti agli ospedali», dicono i comitati che si rivolgono direttamente al ministro Speranza. Ma già nel 2011 la regione aveva un tristissimo primato i dati drammatici della Commissione parlamentare d’inchiesta rilevavano infatti che su 326 episodi di errori sanitari sull’intero territorio nazionale, 78 si sono verificati nella regione del Sud. E 59 volte sono finiti con la morte del paziente.
Situazioni altrettanto allarmanti si ritrovavano che anche in Sicilia, Lazio e Puglia. A farne le spese ancora una volta sono i pazienti. Nello specifico, si rilevavano all’epoca 64 errori sanitari, che in 49 casi avrebbero portato al decesso del paziente, ed in altre 14 circostanze ci sarebbero state altre criticità o disfunzioni di diversa natura che in 10 casi hanno avuto come esito il decesso del paziente. Quindi solo nel 2011 il dato nazionale complessivo vedeva una morte sospetta ogni due giorni e di queste uno ogni quattro in Calabria.
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