Storie di Malasanità
Malasanità: risarcimento record per paralisi cerebrale infantile
Risarcimento di 1,7 milioni di euro è quanto ha stabilito il Tribunale di Cosenza, riconosciuto ai genitori di una bambina.
Si tratta di una vicenda tragica e lunghissima scatenata da un caso di “malpractice” medica che ha visto la piccola subire gravi conseguenze pregiudizievoli (paralisi cerebrale infantile – tetraparesi spastica con maggiore prevalenza a destra) da ipossia ischemica post natale.
I genitori, dopo un primo procedimento penale conclusosi con l’assoluzione dei neonatologi, hanno ottenuto davanti alla giustizia civile la condanna dell’Asp cosentina al risarcimento del danno patrimoniale e non quantificato dal Tribunale di Cosenza.
Errore medico durante la gestazione o il parto
L’ostetrica professionista e il ginecologo devono monitorare la madre e il feto durante la gravidanza e durante il parto, momento in cui il feto presenta un rischio maggiore di andare incontro a sofferenza la quale provoca un ridotto apporto di ossigeno a livello cerebrale. Tutte quelle condizioni che determinano un ridotto apporto di ossigeno al feto o che possono essere causa di paralisi cerebrale infantile devono essere riconosciute e trattate, in caso contrario si parla di negligenza medica.
Qualora vi siano i presupposti, la madre, il padre, i nonni, il fratello o la sorella o gli eredi potrebbero dunque chiedere il risarcimento danni per essere stati vittime di un caso di malasanità a causa di una diagnosi sbagliata, errata, tardiva oppure di una cura sbagliata o errata o di una terapia non tempestiva o inefficace. Lo studio legale o l’avvocato preferibilmente specializzati in danni da responsabilità medica insieme al proprio medico legale, valuteranno se vi sia o meno la possibilità di chiedere i danni all’ospedale, all’assicurazione, al ginecologo, al pediatra/neonatologo e più in generale ai medici coinvolti.
Il mancato riconoscimento dei principali segnali che possono far sospettare la paralisi celebrale infantile, la trascuratezza di quest’ultimi, la mancata esecuzione di accertamenti clinici, in particolar modo quando viene riferito dai genitori che il proprio bambino presenta qualche disturbo che possa essere collegato alla paralisi celebrale infantile sono dei motivi per i quali si tende a ritardare il trattamento il quale deve essere tempestivo al fine di poter migliorare la qualità di vita del bambino con paralisi cerebrale infantile attraverso un processo riabilitativo ed educativo.
Non esiste un automatismo tra errore e risarcimento del danno e neppure che in un caso specifico sussistano tutte le voci di danno patrimoniale, non patrimoniale e biologico ecc. è comunque fondamentale che l’avvocato faccia una disamina ad ampio spettro. Esistono molti aspetti da valutare dall’eventuale danno da perdita della salute al danno da perdita di chance a quello di doversi sottoporre ad un nuovo trattamento medico con i connessi rischi.
Principali errori medici nella gestione dei segni di sospetta paralisi cerebrale infantile
Gli errori commessi che incidono sulla qualità di vita del bambino a cui viene diagnosticata la paralisi cerebrale infantile possono quindi essere dopo la nascita:
- mancato riconoscimento dei segni della paralisi cerebrale infantile;
- incapacità nel relazionare i segni e i sintomi alla specifica patologia;
- il medico non riesce a ricondurre la sintomatologia alla patologia che ne è responsabile;
- il medico riconduce i segni e sintomi tipici di una patologia ad un’altra patologia;
- il medico non formula una diagnosi differenziale;
- omissione dei dovuti controlli;
- incapacità nel comprendere che determinati segni siano dovuti alla paralisi cerebrale infantile;
- mancata esecuzione di ulteriori accertamenti clinici ed esami strumentali, in particolar modo quando viene riferito dai genitori che il proprio bambino presenta qualche disturbo che in questo caso possa essere collegato alla paralisi cerebrale infantile;
- formulazione di una diagnosi errata;
- trascurare il monitoraggio di un neonato il cui benessere risulta essere alterato al momento della nascita o la cui ossigenazione era ridotta durante il parto;
- mancata esecuzione di esami strumentali quando indicato per confermare l’eventuale presenza di paralisi cerebrale infantile;
- ritardato o mancato trattamento riabilitativo ed educativo dopo aver confermato la diagnosi;
- trascurare la presenza dei segni e dei sintomi che possano essere ricollegabili alla paralisi cerebrale infantile.
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