Storie di Malasanità
Morte post-operatoria: donna di 61 anni non riesce ad arrivare a casa
Un caso di morte post-operatoria, ha come vittima una 61enne di Villafranca, morta al casello autostradale Maria Pia Castrovinci, nell’auto dei familiari che la stavano riportando a casa, in provincia, dopo un intervento chirurgico alle ovaie eseguito all’ospedale Papardo. Non ha fatto in tempo ad arrivare a casa, tanto che è intervenuta per competenza la Polstrada di Barcellona, che ha sequestrato la salma facendo scattare l’inchiesta. Si tratta dell’ennesimo caso di malasanità nel nostro paese.
I fatti che hanno portato all’indagine per morte post-operatoria
Dopo il primo step di accertamenti il sostituto procuratore ha iscritto nel registro degli indagati, con le ipotesi di reato d’omicidio colposo e responsabilità colposa per morte o lesioni in ambito sanitario, sedici persone tra medici e infermieri che hanno seguito il caso clinico e partecipato all’intervento chirurgico. È un allargamento dello spettro di indagati rispetto al quadro iniziale, perché sono emersi nuovi particolari durante l’esecuzione dell’autopsia.
Bisogna ricostruire tutto perché l’inchiesta è scattata d’ufficio dopo l’intervento della Polstrada. Dai primi elementi acquisiti dal magistrato – ma il quadro probatorio è in costante evoluzione -, a quanto pare si è compreso che la signora Castrovinci è stata operata alle ovaie all’ospedale Papardo il 16 dicembre scorso e sembrava tutto riuscito perfettamente, anche se i familiari hanno notato una sofferenza generale della paziente, tanto che hanno manifestato parecchie rimostranze ai medici quando il 24 dicembre la donna è stata dimessa, esprimendo il desiderio che la donna venisse ancora monitorata in corsia.
E il 24 dicembre scorso, già arrivata allo svincolo autostradale la donna ha accusato l’ennesimo malessere, una “fame d’aria” persistente, e le sue condizioni si sono progressivamente aggravate, tanto che quando la vettura con lei a bordo è arrivata all’altezza dello svincolo di Villafranca, è morta.
Il sostituto procuratore dopo l’informativa della Polstrada aveva disposto l’autopsia, formulando però ai suoi consulenti una prescrizione ben precisa, ovvero di interrompere subito l’esame se nel corso delle operazioni fossero emersi fatti nuovi e rilevanti. E così purtroppo è stato.
L’autopsia ha evidenziato – ma è chiaro che saranno necessari ulteriori approfondimenti – che durante l’intervento subito dalla donna sarebbe stata recisa per errore la vescica urinaria, un fatto che però sarebbe rimasto “sottotraccia” in ospedale ma ha provocato gravi complicanze alla paziente, causandole la morte. Ecco perché dopo il primo step, il magistrato ha convocato nuovamente tutte le parti, per affidare ai suoi consulenti altri accertamenti specifici sul corpo della donna.
I rischi post-operatori
Ogni anno sono 4,2 milioni le persone che muoiono dopo aver subito un intervento chirurgico, dopo circa un mese dalla sua esecuzione. Le principali cause di morte sono le “complicanze postoperatorie”, come sanguinamento e infezioni.
Sono questi gli sconcertanti dati sono emersi da un’indagine pubblicata sulla rivista The Lancet e condotta dall’Università di Birmingham.
Nella maggior parte dei casi si tratta di infezioni del sito chirurgico che vengono acquisite in sala operatoria e derivano soprattutto da fonti esogene (esterne) al paziente come per esempio contaminazione di strumenti, guanti, ecc. Ma possono essere anche di natura endogena, quando i microorganismi che le causano sono, per esempio, presenti sulla cute o sulle mucose dei pazienti stessi.
Dei 4,2 milioni di vittime della chirurgia, la metà si verifica in paesi di basso o medio reddito, cioè in quelle nazioni dove spesso si è costretti a sopravvivere senza un intervento chirurgico necessario.
Ma anche nei paesi tecnologicamente più avanzati come il nostro, la chirurgia uccide, ci sono le vittime “dei bisturi” coloro cioè che muoiono durante l’intervento. Ma nella maggior parte dei casi, le morti sono causate da complicanze post-operatorie.
I numeri in Italia
In Italia non esiste un registro di morti per chirurgia ma dal monitoraggio del Ministero della Salute emerge che, tra i 1.918 eventi avversi potenzialmente evitabili segnalati tra il 2005 e il 2012, si sarebbero verificati 135 casi di “morte o grave danno imprevisto conseguente ad intervento chirurgico”. Ma sappiamo che ci sono alcune regioni che non inviano i dati e, quindi, il problema potrebbe essere largamente sottostimato.
Sempre dallo studio di Birmingham, un altro dato su cui riflettere è che la metà (almeno) di tutti i batteri che provocano infezioni dopo un intervento chirurgico sono resistenti agli antibiotici.
La resistenza agli antibiotici è da tempo motivo d’allarme, come messo nero su bianco dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. A preoccupare è la capacità sviluppata da alcuni patogeni di “dribblare” l’effetto degli antibiotici, portando infezioni comuni curate ormai da anni, a riscoprirsi letali.
L’incremento delle resistenze dei principali germi come causa nelle infezioni post-chirurgiche deve portare a considerare trattamenti con antibiotici attivi contro tutti i possibili germi responsabili di infezioni post-chirurgiche, e per questo la scienza sta facendo il possibile.
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