Storie di Malasanità
Morto a 56 anni per un esame di routine
Un normale appuntamento con un esame di routine si è trasformato in una tragedia che ha scosso l’ospedale di Modica, in provincia di Ragusa, dove un uomo di 56 anni ha tragicamente perso la vita durante una colonscopia, lasciando la moglie e i 3 figli.
Un esame di routine si trasforma in tragedia
Era il 19 Settembre quando l’ospedale di Modica prende in cura il signor Giovanni per una colonscopia di routine.
Ad accompagnare il paziente all’esame di routine c’è la moglie che, una volta entrato in ambulatorio il marito, nota un insolito nervosismo e un frenetico andirivieni dalla stanza in cui si sta svolgendo la colonscopia.
In preda alla preoccupazione, chiede spiegazioni ai medici che comunicano alla donna la tragica notizia: il marito è morto durante lo svolgimento dell’esame
La denuncia e la ricerca della verità
La famiglia ha prontamente presentato una denuncia contro l’ospedale e il personale medico, e ora la Procura tenta di far luce sulla vicenda per capire se il decesso è dovuto ad un errore medico.
Gli investigatori, consapevoli della gravità del caso, hanno immediatamente disposto l’autopsia sul corpo di Giovanni, un passo cruciale per determinare le cause del suo decesso.
Nel frattempo, la rabbia e l’incredulità si sono diffuse in tutta la comunità di Modica, scossa da questa morte apparentemente inspiegabile.
Indagini in corso
Ciò che rende questa tragedia particolarmente scioccante è il fatto che la colonscopia è considerata un esame di screening raccomandato per la popolazione sopra i 50 anni ed è generalmente considerata sicura, priva di rischi significativi per i pazienti.
La cartella clinica di Giovanni è stata sequestrata dagli inquirenti per ulteriori indagini, poiché sembra che abbia subito un infarto fulminante durante la fase finale dell’esame diagnostico.
L’autopsia sarà cruciale per gettare luce sulle circostanze che hanno portato alla sua morte.
Possibili recidive in carico all’ospedale
La tragica morte di Giovanni sembra non essere l’unico caso sospetto per l’ospedale di Modica che si è trovato al centro dell’attenzione anche in precedenza, quando una donna di 59 anni è deceduta qualche giorno prima di Giovanni, a causa di un ictus cerebrale.
La donna era stata ricoverata il 15 settembre per sottoporsi a un intervento per colecisti e riduzione dello stomaco. Dopo 48 ore, era stata trasferita in terapia intensiva dove è poi deceduta. Anche i parenti della donna hanno presentato una denuncia alla polizia chiedendo ulteriori accertamenti diagnostici.
Richiesta dell’autopsia
Quando si parla di malasanità, non è insolito che i familiari del paziente desiderino indagare sulle circostanze del decesso, come nel caso di Giovanni.
È importante comprendere quanto accaduto e stabilire se sia effettivamente avvenuta una negligenza medica.
Un’autopsia, conosciuta anche come esame post mortem, è una procedura eseguita da un medico legale con lo scopo di identificare le cause che hanno portato alla morte di un individuo. Questa indagine può essere condotta soltanto dopo un intervallo di almeno 24 ore dal decesso, a meno che non ci siano circostanze eccezionali che richiedano un esame più tempestivo.
È importante notare che nel caso di decesso di un paziente, causato da errore medico, si configura il reato di omicidio colposo secondo gli art. 589 e 590-sexies del codice penale, e ciò può coinvolgere il personale sanitario responsabile della cura del paziente.
L’autopsia giudiziaria, regolamentata dall’articolo 116 delle disposizioni di attuazione del codice di procedura penale, viene eseguita quando c’è il sospetto di reato legato alla morte di una persona. In questi casi, il procuratore della Repubblica è incaricato di indagare sulla causa del decesso e, se lo ritiene necessario, di ordinare un’autopsia, previa conduzione delle indagini necessarie per l’identificazione.
L’autopsia viene eseguita su disposizione dell’autorità giudiziaria, sia d’ufficio che su segnalazione, per accertare eventuali reati.
Se i familiari di una vittima desiderano utilizzare i risultati di un’autopsia in una causa civile, possono farlo. La Corte di Cassazione ha stabilito che questi risultati possono essere utilizzati come prove, purché vengano regolarmente acquisiti al procedimento civile. Le parti coinvolte possono quindi sottoporli a una valutazione critica e chiedere una valutazione giuridica in merito.
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