Storie di Malasanità
Muore bimbo di 7 anni: avviate indagini per malasanità
La vicenda di malasanità che vede come vittima Cristian, un bambino di sette anni affetto da una cardiopatia congenita, si è conclusa tragicamente all’ospedale Civico di Palermo dopo tre interventi chirurgici, quattro cateterismi e numerosi drenaggi nell’arco di cinque mesi.
La sua morte ha sollevato interrogativi che hanno spinto l’assessore regionale alla Salute a inviare degli ispettori per fare luce sulla gestione del caso.
Calvario per malasanità
La vicenda di Cristian inizia a novembre scorso, quando il giovane paziente viene ricoverato nel reparto di cardiochirurgia pediatrica dell’ospedale Civico di Palermo. Inizialmente, le sue condizioni vengono ritenute buone, tanto che i medici decidono di eseguire un intervento programmato.
Dopo il primo intervento, i medici dimettono Cristian, assicurando alla famiglia le sue buone condizioni. Tuttavia, i genitori notano da subito un peggioramento evidente delle condizioni del figlio, dichiarando che il bambino non riuscisse nemmeno a camminare, notavano una pancia anomalamente gonfia mentre il resto del corpo dimagriva a vista d’occhio.
Trascorsi quasi due mesi da questo primo intervento, vedendo le condizioni del figlio sempre molto gravi, i genitori insistono per un nuovo ricovero al quale il bambino arriva con già uno scompenso cardiaco e versamenti nell’addome e nei polmoni.
Al ricovero fa subito seguito un intervento al termine del quale i genitori denunciano il fatto che nessun chirurgo si sia prestato a parlare con la famiglia tanto che, ad oggi, rimane sconosciuto a loro il nome di chi ha operato il piccolo Cristian.
Secondo i genitori, la qualità dell’assistenza sanitaria durante il ricovero è stata inaccettabile. “Il personale medico e infermieristico era spesso disattento, poco professionale e inesperto”, dichiarano. In alcune occasioni, i genitori hanno dovuto chiamare gli infermieri che riposavano in un’altra stanza per risolvere problemi con le pompe di infusione. “Eravamo noi genitori a dover ricordare al personale di somministrare le terapie previste”, aggiungono.
Le accuse
Durante l’intero periodo del ricovero, il personale medico è stato spesso assente. Nel momento della morte di Cristian, non era presente neanche il medico di guardia, solo un infermiere. “A confortarci solo la donna delle pulizie che piangeva insieme a noi”, raccontano i genitori.
La tragica esperienza a Palermo ha messo in luce una realtà di malasanità e disumanità che, secondo i genitori, contrasta nettamente con le dichiarazioni di eccellenza propagandate dalla Regione.
Un altro punto critico riguarda l’assenza di comunicazione e informazione da parte del personale medico del Policlinico San Donato, che gestisce in convenzione il reparto di cardiochirurgia pediatrica. “Non abbiamo mai visto né parlato con nessuno dell’équipe del San Donato”, afferma il padre di Cristian. La mancanza di chiarezza sui rischi e le procedure dell’intervento ha lasciato i genitori in una situazione di totale disorientamento.
La richiesta di giustizia e le speranze per il futuro
I genitori di Cristian chiedono giustizia non solo per il loro figlio, ma anche per evitare che altre famiglie debbano affrontare una tragedia simile. “Non vogliamo addentrarci in problemi tecnici, sarà chi di dovere a stabilire se nostro figlio ha avuto cure appropriate o è stato vittima di malasanità”, affermano.
La loro speranza è che la loro drammatica esperienza possa servire a migliorare il sistema sanitario, affinché nessun altro debba soffrire come loro.
Nel frattempo, l’indagine interna dell’ospedale e l’ispezione regionale rappresentano i primi passi verso la verità. La vicenda di Cristian, con la sua tragica fine, ha aperto l’ennesimo dibattito fondamentale sulla qualità delle cure nei reparti pediatrici e sulla necessità di un’assistenza sanitaria più umana e competente.
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