Storie di Malasanità
Neonato deceduto a 4 giorni dalla nascita per incuria da parte dei medici
Neonato deceduto al quarto giorno di vita: è la conclusione di una tragica vicenda che si è svolta presso l’ospedale Buzzi di Milano. La causa del triste epilogo sarebbe da ricercare nella superficialità e negligenza, già nei confronti della madre incinta, da parte dei medici.
LA VICENDA
La madre, dopo una gravidanza regolare e la visita di controllo conclusiva a 40 settimane, ha dovuto affrontare una catena di eventi che hanno poi portato alla tragica conclusione per la quale il neonato deceduto a soli quattro giorni dalla nascita.
Il 14 febbraio 2020, durante l’ultima visita di controllo prima della nascita, ha inizio l’incubo con un quadro di sofferenza del feto preoccupante, con valori della pressione arteriosa elevati (150/100). Nonostante ciò, la paziente viene rimandata a casa dopo appena due ore trascorse al Pronto Soccorso. Sarà questa una decisione fatale.
Infatti, solo tre giorni dopo, la donna accusa un malore e tornata nuovamente al pronto soccorso, il suo caso viene finalmente identificato come urgenza.
Il bambino viene alla luce in condizioni critiche e tragicamente perde la vita quattro giorni dopo.
NEONATO DECEDUTO: RESPONSABILITÀ MEDICA
La morte del bambino, secondo quanto riportato dalla cartella clinica, è stata causata da un’encefalopatia ipossico-ischemica, derivante da un arresto cardiaco e da un’insufficienza multiorgano. Sembra però, fin da subito, che tale tragico epilogo, avrebbe potuto essere evitato.
“Poteva essere salvato, la sua morte era evitabile.”
Proprio queste le parole dei consulenti che si sono espressi a seguito del decesso.
Gli esiti della perizia sottolineano lacune nei controlli medici, evidenziando una mancanza di prudenza nel monitorare attentamente la situazione della madre, che aveva guadagnato ben 30 chili durante la gravidanza.
“Nel dettaglio, i periti hanno contestato che i controlli durante gli ultimi giorni della gravidanza non fossero stati gli adeguati, così come nei pochi minuti prima del parto: da qui la conclusione della responsabilità dell’ospedale.”
Il legale della famiglia, in una nota spiega che: “Nella relazione del Tribunale viene evidenziato che, al Pronto Soccorso del Buzzi, alla madre venne trovata della proteinuria nelle urine”. Risultato di analisi al quale non sarebbe seguito alcun accertamento. “Il controllo – prosegue il legale – è stato fatto in soli 40 minuti con 5 rilevazioni, una ogni 10 minuti. Eppure le linee guida prevedono tempi molto più lunghi”.
In seguito al rilevamento di proteinuria nelle urine, il breve periodo di osservazione al Pronto Soccorso è stato giudicato inadeguato e una tra le principali cause che hanno portato al tragico decesso del neonato.
LA VOCE DEL TRIBUNALE
I periti del Tribunale affermano chiaramente che la struttura sanitaria è responsabile dell’accaduto, sottolineando che un comportamento prudente avrebbe potuto evitare il distacco severo della placenta e le conseguenze della gravissima condizione in cui si è ritrovato il neonato al momento della nascita.
Inoltre, sempre i periti del Tribunale, concludono confermando la responsabilità della Struttura sanitaria affermando:
“La condotta doverosamente prudente omessa (prolungamento del periodo di osservazione, eventuale accesso pomeridiano al Pronto Soccorso o il giorno successivo, accertamento della reale entità della proteinuria) avrebbe consentito, in termini di ragionevole probabilità e certamente secondo il criterio, proprio della responsabilità civile, del “più probabile che non”, di intercettare – attraverso il ricovero ospedaliero – l’evoluzione sfavorevole del quadro clinico materno, evitando il verificarsi di un quadro di distacco severo di placenta e quindi, in ultima analisi, il gravissimo quadro di encefalopatia ipossico-ischemica del neonato e, di conseguenza, la morte di Alexander”.
IL RICORDO DELLA FAMIGLIA
I genitori hanno provveduto a un ricorso civile per ottenere ulteriori perizie anche di due altri consulenti nominati dal Tribunale.
In conclusione, la tragedia poteva essere prevenuta con un comportamento medico più prudente e vigile.
La rapida nomina di consulenti ha rivelato la verità dietro questa vicenda, gettando luce su una tragedia evitabile che ha spezzato una vita appena nata e il cuore di una intera famiglia.
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