Storie di Malasanità
Operazione di routine si trasforma in errata asportazione
Quello che doveva essere un semplice calcolo renale, da operare in endoscopia, si è trasformato in un’errata asportazione del rene destro.
Eliminare un calcolo a un rene in endoscopia dovrebbe essere uno di quelli che vengono considerate operazioni di routine ma in questo caso, quello di Sarah Del Bianco, 26 anni nel 2014, epoca dei fatti, si sarebbe trasformato in un calvario. La paziente è rimasta in coma farmacologico per sette giorni nel reparto di rianimazione per poi, qualche giorno dopo, essere colpita da un’emorragia, rischiando così la vita.
«E poi quando mi sono svegliata mi sono accorta che di fatto avevo perso il rene destro che era sanissimo», ha raccontato la giovane.
Errata Asportazione – La vicenda
Il fatto è accaduto al «San Luca» di Lucca, lo stesso ospedale dove qualche tempo dopo è stato asportato un rene sano al posto di quello malato di tumore a Guido Dal Porto, un imprenditore di 56 anni. Non si tratta, quindi del primo caso di malasanità avvenuto nella struttura.
«Durante l’intervento si è verificato un sanguinamento e l’urologo ha sospeso l’operazione e mi ha rimandato in camera – ha raccontato la giovane – spiegando a mia madre che aveva eliminato solo una parte del calcolo e che avrei dovuto ripetere l’intervento dopo un mese». Ma dopo febbre e dolori terribili durati per un paio di ore i medici si sarebbero accorti che la paziente aveva una forte emorragia. Secondo Sarah sarebbe stato deciso un nuovo intervento. «Il primario che mi ha operato mi ha salvato la vita ma ha dovuto asportare il mio rene destro che era sanissimo», ha spiegato la paziente.
La voce dell’Usl
Sull’episodio, accaduto l’11 settembre 2014, è ancora aperta un’azione legale.
L’Usl Toscana Nord Ovest ha inviato un comunicato nel quale si precisa che la richiesta di risarcimento dell’avvocato della paziente, arrivata il 1 marzo scorso, è oggetto di attenta valutazione. «Sarà quindi Medicina Legale – si legge nel comunicato – ad appurare quale siano state e da cosa siano state determinate le complicanze occorse che hanno reso necessario l’intervento di nefrectomia in urgenza all’ospedale di Lucca». Nel documento si precisa inoltre che «l’Azienda sta procedendo all’istruttoria» specificando che comunque la vicenda «è ben diversa quella dello scambio di rene del signore di 56 anni». Infine viene ribadito l’impegno, già comunicato al legale della paziente, a portare «avanti la pratica in tempi congrui».
Ultimi aggiornamenti
Alla fine nel dicembre 2019 il consulente del giudice ha indicato per Sarah un 18% di invalidità per danno biologico (senza indicare quello patrimoniale) che porta a una cifra base di almeno 64mila euro il risarcimento cui andrebbero aggiunte le spese per l’invalidità temporanea, la personalizzazione del danno e soprattutto gli interessi. Oltre a spese legali, mediche e consulenze tecniche attivate in tribunale e risultate necessarie per accertare la responsabilità medica dell’Asl e chiudere una trattativa. Altri 30mila euro circa, in pratica, senza considerare il danno patrimoniale, visto che all’epoca Sarah perse anche il lavoro di parrucchiera. La ragazza ha ultimamente dichiarato quanto segue:”Noi abbiamo chiesto almeno 100mila euro in tutto, ma l’Asl è ferma a 83mila. E pretende che io firmi anche un impegno a non pretendere in futuro altri soldi. O accetto questi, che paradossalmente sono assai meno di quello che mi spetta e di quello che ho dovuto spendere per colpa loro, oppure sarò costretta a fare una nuova causa civile. Nel frattempo l’Asl non ha più risposto alle nostre proposte. Per questo ho deciso di parlarne sul vostro giornale. Oltre ad aver perso un rene per una loro grave negligenza e ad aver rischiato la vita, me la sto rovinando ad attendere un risarcimento doveroso. E mi sento pure trattare come se fossi una specie di ragazzina bizzosa. Una vergogna…”.
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