Storie di Malasanità
Ospedale condannato a risarcire un milione e mezzo per comportamento imprudente
Fu il comportamento imprudente dei medici che a distanza di anni causa ora all’ospedale la condanna a risarcire di un milione e mezzo di euro la famiglia della povera signora Mina. Infatti viene riscontrato dal giudice un grave errore nella formulazione della giusta diagnosi e il conseguente errore di procedura medica
I fatti che hanno portato alla condanna
Era una notte del 2014 quando Mina arrivò in ambulanza al Santa Maria della Misericordia di Perugia con dei dolori all’addome lancinanti. I medici le diagnosticarono un blocco intestinale. Appena 18 ore più tardi la donna morì prima che i sanitari riuscissero a sottoporla a un intervento chirurgico d’urgenza per tentare di salvarle la vita. I tecnici hanno stabilito come causa del decesso “un’insufficienza cardio-respiratoria iperacuta da shock settico da peritonite stercoracea diffusa, determinata dalla perforazione di un diverticolo sigmoideo”.
La mancata diagnosi
Sebbene fosse affetta da diverticoli la donna venne curata per un blocco intestinale e sottoposta a un clistere. Secondo i periti quell’intervento sarebbe stato sconsigliato in presenza di un caso di diverticoli, ma sul caso non aveva pesato solo una terapia errata, bensì anche l’assenza di esami specifici.
Tanti anni per stabilire la verità
Subito dopo la morte della donna i familiari avevano iniziato un iter giudiziario con una denuncia e un esposto alla Corte dei conti, ma il procedimento penale era stato archiviato. A distanza di otto anni, hanno ottenuto la condanna dell’Azienda ospedaliera di Perugia al risarcimento del danno. A parere dei medici dell’Ospedale la repentina e anomala evoluzione del quadro clinico non avrebbe permesso di salvare Mina. Il giudice però è stato di diversa opinione: se fossero stati eseguiti tempestivamente gli esami la donna poteva essere salvata. Infatti secondo i periti, ipotesi poi accolta dal giudice, il comportamento dei medici fu “gravemente imprudente” sia per il trattamento sanitario del clistere sia per la mancata esecuzione di un’ecografia e una tac per sincerarsi dello stato della paziente.
Errore terapeutico
L’errore può verificarsi in una qualsiasi delle fasi del processo di terapia.
Gli errori terapeutici sono eventi negativi prevenibili, causati da un errore umano. Secondo la definizione proposta dal National Coordinating Council for Medication Error Reporting and Prevention per errore di terapia si intende ogni evento avverso, indesiderabile, non intenzionale, prevenibile che può causare o portare a un uso inappropriato del farmaco o a un pericolo per il paziente. Proprio così, non intenzionale ma prevenibile.
All’interno del processo di gestione del farmaco, l’infermiere riveste un ruolo di fondamentale importanza e come professionista sanitario costituisce un elemento basilare per l’individuazione e la prevenzione degli errori che si possono verificare durante tutto il percorso.
Il processo è multidisciplinare e multi professionale e comprende diverse fasi quali: prescrizione, approvvigionamento, conservazione, preparazione, somministrazione, rilevazione di efficacia, rilevazione e segnalazione eventi avversi, educazione all’autosomministrazione, aderenza della persona alla terapia (compliance/concordance).
L’errore può verificarsi in una qualsiasi fase del processo di terapia e può determinare un evento avverso (Adverse Drug Event), cioè un qualsiasi evento indesiderato che si verifica durante una terapia farmacologica, per effetto dell’uso (o del non uso) di un farmaco.
Esistono comunque una serie di raccomandazioni per scongiurare il rischio di errore nella somministrazione della terapia come, per esempio, verificare la corrispondenza fra quanto indicato nella scheda di terapia e quanto effettivamente presente sul carrello delle terapie aumentare la compliance del paziente incoraggiandolo a fare domande su dubbi o effetti della terapia che andrà a prendere.
Se sei stato vittima di un caso di malasanità non esitare a contattarci.
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